LEZIONI

di Elisabetta Marini
Come sempre Ian McEwan non tradisce, anzi torna a stupirci con un bellissimo, composito romanzo di ampio respiro e di facile lettura.
Bellissimo perché nel corso di quasi 600 pagine cattura il cuore e la mente del lettore che si trova inesorabilmente proiettato nel mondo di Roland Baines, vivendo con partecipazione e con interesse tutti gli eventi più o meno drammatici della sua vita.
Composito: oltre alla storia di Roland vengono narrate le vite di alcuni comprimari come la suocera Jane, la prima moglie Alissa e l’ultima moglie Daphne, tutte storie talmente accurate nei dettagli da risultare esse stesse altrettanti romanzi. E i dettagli nei romanzi sono indispensabili per McEwan, come afferma in una sua recente intervista: “Nella vita tutto viene dai dettagli…che convalidano la nostra sensazione di essere dentro al romanzo”
Di ampio respiro in quanto il racconto abbraccia tutto l’arco della vita di Roland, dai suoi primi ricordi nel nord Africa nel 1956, al tempo della crisi di Suez – quando vive il momento più memorabile della sua infanzia, rinchiuso per otto giorni in un fortino – sino alla sua vecchiaia a Londra durante la pandemia.
Di facile lettura perché come sempre la scrittura di McEwan scorre fluida, semplice, tranquilla pur restando sempre ricca, esaustiva, concreta.
È un arco temporale di quasi 70 anni che McEwan percorre con una fortissima contestualizzazione, inserendo nel corpo del racconto eventi storici, politici, culturali, musicali, artistici. E qui viene spontaneo raffrontare, mutatis mutandis, il romanzo Lezioni con il saggio Il Secolo Breve di Hobsbawm: l’arco temporale è simile (70 anni circa a cavallo di due secoli nel romanzo contro gli 80 anni del secolo XX nel saggio) e simile l’abbondanza degli eventi sociopolitici trattati.
Tutti questi eventi incidono sulla vita dei personaggi, come si può riscontrare nelle personalità e nelle azioni di ognuno di essi.
Allo stesso modo le nostre esperienze, i dolori, i traumi personali che ci vengono dal passato incidono sulle nostre vite quanto gli eventi politici e sociali in cui viviamo nel presente. Siamo la sintesi del nostro passato personale e del tempo storico in cui ci troviamo, e in esso ci sviluppiamo come in un brodo di coltura.
Così Roland adolescente decide, durante la crisi dei missili a Cuba nel 1962, quando il pericolo di essere “vaporizzati” dalle bombe atomiche era tangibile, di non voler morire senza aver prima avuto un’esperienza sessuale e con questa intenzione si presenta a casa di Miriam Cornell, la maestra di piano che lo aveva garbatamente insidiato tre anni prima. La sua vita sarà lungamente e negativamente condizionata da questa prima esperienza sessuale, troppo prematura, troppo intensa ma soprattutto troppo piacevolmente devastante per un quattordicenne (Alissa, la sua prima moglie dirà “Miriam ti ha riprogrammato il cervello”).
Anche la vita di Alissa sarà segnata dal proprio vissuto personale e dagli eventi storici: sua madre Jane, giornalista, partita da Londra per Berlino nel 1946 per dimostrare che non tutti i tedeschi erano stati filonazisti, nel ricercare i componenti non giustiziati della Rosa Bianca – l’organizzazione clandestina annientata dal nazismo con l’esecuzione capitale dei fratelli Scholl – si imbatterà nel suo futuro marito per il quale abbandonerà, lei donna libera e indipendente, tutti i suoi sogni professionali e tutte le speranze di vita. La sua insoddisfazione ricadrà sulla povera figlia Alissa in modo così pesante da spingere quest’ultima a fare il gesto più contro natura che una madre possa mai fare, vale a dire abbandonare suo figlio neonato – ancorché affidato alle cure dell’amato marito – per inseguire le sue aspirazioni di scrittrice.
La vita di Roland si dipana tra abbandoni e abusi. Abbandonato da bambino dai genitori in un college; abusato dalla maestra di piano; abbandonato dalla moglie con un neonato; costretto a vivere di pubblica sussistenza per accudire il figlio; abbandonato da varie compagne più o meno importanti, inclusa Daphne, che inseguito sposerà.
Roland però è un uomo con un Q.I. superiore alla media. È pieno di talenti, ha avuto comunque la fortuna e l’opportunità di vivere tutta la sua vita in un periodo di pace, eppure è, almeno a prima vista, un fallito.
Da pianista talentuoso si trasforma in pianista da piano bar; da poeta in ricercatore di frasi per i biglietti d’auguri; da ottimo tennista in insegnante di tennis; da persona sensibile e “incline all’intimità” in un ossessionato dal sesso, tanto da non cercare un lavoro fisso per poter essere sempre libero e disponibile per incontri amorosi, nella speranza – che lo accompagnerà per tutta la vita – di rivivere con altre donne l’acme del piacere sessuale vissuto con Miriam.
Ma il vero talento di Roland è la resilienza. La sua capacità di adattamento e reazione a tutti gli eventi, la capacità di galleggiare e di accettare gli avvenimenti avversi. Impiegherà quasi 40 anni prima di capire che la sua relazione con Miriam non era alla pari. Capirà di essere stato abusato e vittima solo quando un poliziotto userà queste parole parlando della loro storia. Sarà fiero dei successi letterari di Alissa e l’aiuterà nel tentativo di recuperare il suo rapporto con il figlio, arrivando a pensare che la bellezza dei romanzi scritti da sua moglie ne giustifica la scelta di abbandonare la famiglia. Non rimpiangerà mai il passato ma si accontenterà del suo presente senza mai pensare al dopo.
Roland è comunque un personaggio positivo, come lo stesso McEwan ha dichiarato. Non raggiungerà successi professionali ed economici ma passerà la sua vecchiaia circondato dall’affetto di suo figlio e della sua famiglia e dei figli di Daphne, l’ultima moglie. Non ha conti in sospeso con il passato. Ha perdonato, e ha pacificato la sua anima accettando perfino le motivazioni del comportamento delle due donne, Miriam e Alissa, che hanno stravolto la sua vita con il loro amore, i loro abusi e i loro abbandoni.
Lezioni è un romanzo intenso e coinvolgente. Alla trama e al contesto storico Mc Ewan aggiunge anche riflessioni filosofiche e opinioni su vicende storiche riguardo alle quali si prende la soddisfazione di condividere con il lettore il proprio punto di vista. Tutti elementi che arricchiscono il libro e contribuiscono a renderne imperdibile la lettura.
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Il viaggio di un padre, esasperato e fortemente provato nello spirito, e di suo figlio autistico grave. Riuscirà a ritrovare sé stesso grazie alla solidarietà inconsapevole di alcuni estranei che la sorte metterà sulla sua strada.

Il Signore delle Mosche, di William Golding (premio Nobel per la letteratura nel 1983), ed. Mondadori, 280 pagine, pubblicato nel 1954.
Cosa succederebbe se un gruppo di preadolescenti borghesi inglesi naufragasse su un’isola deserta e dovesse organizzarsi per sopravvivere e per proteggere i più piccoli e fragili? Riusciranno a mantenere le regole sociali per una democratica convivenza o il lato oscuro, ancestrale e animalesco, presente in ognuno di noi, prenderà il sopravvento?

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