LASCIA O RADDOPPIA? LE PAROLE MAGICHE DI UN QUIZ


di Antonella Reda e Susanna Rotunno
“Allora Signor Degoli lei lascia o raddoppia?” è la domanda che l’ormai noto Mike Bongiorno rivolge al concorrente di turno quando il successo consolidato del gioco a quiz mobilitava le serate degli italiani.
Tutto nasce la sera del 19 novembre 1955. Da un semivuoto teatro della Fiera di Milano, va in onda un programma, proposto da un giovane italo americano, dove per la prima volta, si possono vincere dei soldi. Alla Rai non sono convinti dell’esperimento ma Mike Bongiorno ci crede e in effetti sin dalla prima sera capannelli di gente si ritrovano a commentare la trasmissione appena finita. “Ci dicono che in questo momento a Carpi sono tutti nei bar e nei ristoranti, tutti in attesa di vedere il loro eroe, il Professor Degoli.” Così Mike apre la trasmissione mentre lo spettacolo Madama Butterfly è rimandato di un’ora per paura che il teatro resti vuoto. “Lascia o raddoppia” è esploso e l’Italia comincia a sognare.

Mike Bongiorno nasce a New York il 26 maggio del 1924 figlio di una torinese e di un italo americano. In seguito alla separazione dei genitori e della crisi politica del 1929, torna con la madre in Italia. A Torino frequenta le scuole fino al liceo classico. Durante la seconda guerra mondiale abbandona gli studi e si unisce ai gruppi partigiani e, grazie alla sua conoscenza della lingua inglese, si adopera nel pericoloso ruolo di “staffetta” che permettere le comunicazioni fra Partigiani e Alleati. Catturato dalla Gestapo, rischia di essere fucilato ma grazie al passaporto americano i nazisti lo risparmiano. Viene rinchiuso a San Vittore per sette mesi, poi deportato nel campo di concentramento di Mauthausen dove è liberato con uno scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Germania. Tornato a New York, comincia a lavorare per la Radio. Nel 1953 Mike è di nuovo in Italia, dove diventa il primo presentatore della neonata TV di Stato con la trasmissione “Arrivi e Partenze”. Due anni dopo da vita a un nuovo genere: il QUIZ, sull’onda di un successo di un programma che spopola in America “The $64.000 Question”.

Nella versione italiana “Lascia o raddoppia?” ha come protagonista un concorrente che sceglie una materia e Mike parte con le domande. A ogni risposta corretta raddoppia la vincita ma se sbaglia, perde tutto. Chi partecipa può ritirarsi accontentandosi di quanto vinto o tentare il raddoppio. E così si arriva alla fatidica domanda che tiene tutto il pubblico con il fiato sospeso: Che cosa farà il fortunato di turno? Lascia o raddoppia? In ogni caso le vincite non possono superare i 5 milioni e 120.000 lire, cifra con la quale all’epoca si può comprare un appartamento mentre i premi di consolazione sono una Fiat 600 o una 1400. Lascia o raddoppia sono parole magiche: tutti vogliono partecipare e quando nell’estate del ‘59 la trasmissione chiude, alla Rai rimangono inevase circa 300 mila domande.
Il successo e la vera rivoluzione del programma sta nel fatto che Mike Bongiorno racconta uno spaccato di personaggi e di storie tutte vere, senza copione e con la sua proverbiale improvvisazione, condita d’innumerevoli scivoloni e gaffe, rende unico lo spettacolo. Esaltati con ironia e tanta umanità da Mike, i concorrenti sono i veri protagonisti cui il pubblico si affeziona e di cui condivide con grande pathos le sorti. Tanti gli “indimenticabili”: Paola Bolognani super esperta di Calcio che arriva a vincere i cinque milioni, Gianluigi Marianini colto e raffinato con abiti colorati ed estrosi…“Sono emerso come personaggio approfittando del grigiore dell’epoca, D’Annunzio direbbe che io agivo contro il male del tempo”. Indimenticabili anche le vallette che si esibivano al fianco di Mike e non era facile! Come la prima Maria Giovannini che si lascia prendere dall’emozione ed è sostituita da Edy Campagnoli. Il giovedì sera l’Italia si ferma: Eduardo De Filippo decide di spostare il suo spettacolo, i quotidiani riportano il resoconto di ogni puntata e i cinema interrompono la programmazione. Oltre a sostenere il sogno di riscatto economico degli italiani dopo la guerra, ai partecipanti si chiede un livello di cultura che stimola curiosità e conoscenza. Un avvenimento sociale di costume, che porta il grande filosofo Umberto Eco a scrivere un trattato dal titolo “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, pubblicato nel 1963 nel suo Diario Minimo: “Mike Bongiorno non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Il caso più vistoso di riduzione del superman all’everyman”.

In un’intervista del 1965 Sergio Zavoli chiede a Mike: “Non essendo particolarmente bello, né atletico, colto e perspicace, si stentò per molto tempo a trovare i motivi della sua simpatia. Lei saprebbe trovarne uno?” … “Forse quelli che vedevano la trasmissione” è la risposta semplice di Mike “cominciarono a volermi bene perché vedevano in me se stessi con i difetti che io avevo che erano i difetti dell’uomo della strada”. Meravigliato di essere seguito anche dai giornalisti che, accanto alle notizie della guerra in Crimea, scrivevano sui quotidiani: “Metterà gli occhiali Mike Bongiorno questa sera?”. Paradossi del successo di una trasmissione d’altri tempi condotta da un uomo d’altri tempi, al servizio dello spettacolo. “Bisogna essere sempre ottimisti anche quando le cose non vanno bene. Io sono un uomo che ha tutte le ragioni per essere allegro”.
E fu proprio “Allegria!” il motto divenuto un tratto del suo carattere nelle innumerevoli apparizioni televisive, tanti gli imitatori, tanti gli amici fino alla sua morte, 8 settembre 2009. “C’è una cosa che non dobbiamo dimenticare: quelli del nostro campo, gli artisti, non si ritirano, gli artisti muoiono sul palcoscenico”. Mike Bongiorno
E la sua presenza vive ancora nell’attività della Fondazione che porta il suo nome. La mission è quella di promuovere progetti a carattere sociale, educativo e culturale rivolti a coloro che Mike ha sempre definito come il suo pubblico: giovanissimi, giovani e anziani.

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