LA VIOLENZA CHE FERISCE L’ANIMA: MANIPOLAZIONE E FENOMENO DEL GASLIGHTING

di Elisabetta Collalti
1938, Londra. Viene messa in scena l’opera teatrale GasLight, seguita, pochi anni dopo, dal film Angoscia: un uomo, spostando oggetti a insaputa della moglie e manipolando piccoli elementi dell’ambiente, cerca di spingere questa alla follia.
In particolare, il titolo GasLight fa riferimento al subdolo gioco che l’uomo mette in atto affievolendo le luci a gas, evento che viene notato dalla moglie, ma alla quale lui fa credere che sia semplicemente frutto della sua immaginazione. Ecco quindi il principale scopo del Gaslighting: manipolare la vittima fino a farla dubitare di sé stessa, della sua adeguatezza, dei suoi giudizi, fino a farle perdere il contatto con la realtà.
È interessante, seppur da un lato preoccupante, notare che, secondo il dizionario Merriam-Webster, “Gaslighting” sia stata la parola più cercata del 2022, aggiudicandosi il titolo di parola dell’anno.
Purtroppo, si tratta di un fenomeno molto diffuso, osservabile ogni volta che qualcuno mente cercando di imporre la sua realtà all’altra persona. Una realtà modificata a suo piacimento.
Esistono varie forme di manipolazione. Tutti, nel corso della vita, mettiamo in atto, anche inconsapevolmente, sottilissime forme di manipolazione per raggiungere un obiettivo. Si tratta però di una manipolazione sana, che non mira alla distruzione dell’altro o al potere su di esso. Ne è un esempio la pubblicità, i cui scopi sono di mercato.
Vi sono, tuttavia, particolari tipologie che possono avere gravi conseguenze sulla persona manipolata: è il caso della manipolazione attuata sfruttando le debolezze della vittima a proprio vantaggio.
Quando una persona viene manipolata, questa viene privata della sua integrità e della sua capacità decisionale basata sulla visione della realtà: viene pertanto imposta una realtà alternativa alla vittima, e di conseguenza le sue decisioni non sono quelle che prenderebbe se fosse al corrente della situazione.
Nei casi più gravi, lo scopo di questo comportamento manipolatorio è l’annullamento della vittima, che viene ridotta a un totale livello di dipendenza fisica e psicologica. La vittima, inconsapevolmente, diventa complice del suo aguzzino, arrivando, spesso, persino a idealizzarlo. È molto comune che la persona manipolata, non avendo più una visione oggettiva della realtà, giustifichi ogni comportamento del manipolatore.
L’elemento chiave del gaslighter, ossia il manipolatore, è l’inganno: con il tempo, riesce a far dubitare la vittima della sua memoria, delle sue convinzioni, fino a farla sentire confusa e disorientata. Perdendo il contatto con la realtà, la vittima si affida completamente al manipolatore, dandogli così il totale controllo. È un pericoloso gioco a due, una danza distruttiva, in cui ognuno ha il proprio ruolo ben definito, ma è il carnefice a deciderne le regole e lo sviluppo.
Questo è il grande potere del manipolatore: il totale controllo di una mente umana.
Siamo abituati a un prototipo di violenza come qualcosa di forte e visibile, che colpisce l’occhio dello spettatore provocando emozioni quali orrore, paura, rabbia, tristezza. Ma non è sempre così: non è forse una gravissima forma di violenza tutto questo? Privare una persona della propria identità, del proprio Io, della capacità non di osservare, ma di vedere, o privarla della possibilità di prendere decisioni e di conseguenza renderla una marionetta i cui fili sono mossi dalla mano altrui?
A volte la violenza più crudele e più subdola è proprio quella che provoca lividi invisibili, le cui ferite sanguinano, silenziose, nel profondo: la violenza che ferisce l’anima.
mail: elisabettacollalti@womenlife.it