LA SIGNORA MEIER E IL MERLO – di Wolf Erlbruch – Edizioni E/O

di Paola Merolli


Introduzione

Una piccola precisazione mi pare doverosa prima di iniziare il nostro viaggio tra le pagine di libri scritti per i più giovani ma che a ben vedere appartengono a tutti noi, a tutte le età, perché sono nel nostro DNA: fa anche rima!

Fiabe e favole: spesso i due termini si usano in maniera erronea, poiché tra fiabe e favole c’è una profonda differenza. Cito la Treccani: “la favola è di regola scritta da un autore, ha per protagonisti animali e alla fine contiene una morale con la quale si vuole insegnare un comportamento o condannare un vizio umano. La fiaba invece ha origini popolari antichissime, risale addirittura alla preistoria, e non ha una morale. E quando ha un autore è perché c’è stato uno scrittore che se l’è fatta raccontare e poi l’ha trascritta, ma il creatore della fiaba rimarrà sempre ignoto.”

Per concludere: nella scelta dei libri da portare alla vostra attenzione non ho seguito nessun filo logico, alfabetico o temporale, solo il mio cuore.


“La signora Meier era sempre in pensiero.”

Inizia così questo piccolo libro uscito nel 1997 dove le immagini e il testo si muovono in completa sintonia. “L’albo è la prima galleria d’arte del bambino.”, ha scritto Kveta Pacovskà, artista ceca, famosa a livello internazionale come illustratrice. I bambini hanno bisogno di vedere e toccare, di usare tutti i sensi, per esplorare il mondo.

Immagini e testo perfettamente in equilibrio.

Quell’equilibrio di cui ha bisogno la signora Meier, un donnone sempre affaccendato nelle cure domestiche, tra il piumino della polvere, il bucato da stirare, i bottoni da ricucire e le torte all’uvetta passa. I giorni trascorrono uguali, sormontati da una nuvoletta nera, perché la signora Meier si preoccupa per tutto, persino degli aerei che passano sopra il giardino o dei capelli dritti sulla testa del marito che, a differenza di lei, affronta la vita con un sorriso.

Il signor Meier la solleva tra le braccia, le prepara tazze di tè ma nulla di quello che fa riesce a disperdere il nero che piano piano invade lo spazio, trasuda da ogni oggetto e fessura.  

Un fardello pesante da portare e il cui contenuto tutti conosciamo: ansie, paure, insoddisfazioni e frustrazioni. Lo sa bene anche il gatto che la segue e le sta accanto tutto il giorno, osservandola serafico: per la signora Meier dai grandi polpacci e le braccia forti, la casa sempre in ordine e la pettinatura sempre a posto, questo è troppo.

Il gatto sa bene che la sua amica è grande ma anche fragile.

Poi, un bel giorno, tra i fiori di zucca, qualcosa di imprevisto accade. Qualcosa di piccolo e, anch’esso, nero ma dagli sviluppi ed effetti completamenti diversi. Non un nero che tutto inghiotte ma bensì l’incanto di un incontro. Il mistero e la magia di un gesto di amore che rivoluziona una vita intera, spazza via la nuvola nera, e i colori compaiono nelle giornate della signora Meier. La cura di un piccolo e indifeso merlo. Qualcosa di completamente diverso da quella verso il marito, che è indipendente, in grado di fare da solo.  

Il nero come metafora “che è quello che ci permette di vedere lo spazio fra le cose, di attraversarlo e di scoprire nuovi legami e nuove prospettive che altrimenti sarebbero invisibili.”, come afferma Baudelaire.

Così tutti i sentimenti, la rabbia ad esempio, se diventano dei mostri visibili, diventa poi anche possibile lottare e sconfiggerli.

Arriva il momento per il piccolo merlo di imparare a volare. Difficile spiegarlo a parole, così la signora Meier prende una decisione inattesa. Se il signor Meier fosse andato in giardino “avrebbe potuto vedere la signora Meier che con grande fatica si arrampicava sul vecchio ciliegio… tirò fuori il piccolo merlo dal grembiule e se lo mise accanto.”

La Signora Meier e il piccolo merlo di spalle su un ramo del ciliegio. I due quasi si somigliano nella forma e nella postura. La donna sembra diventare un tutt’uno con l’albero, quasi un altro ramo ben tornito. La pesantezza lascia il posto alla leggerezza, alla leggiadria.

Intanto dentro casa il signor Meier ritaglia ricami di carta. 

In due su un ramo.

Ricorda molto “Il barone rampante” di Italo Calvino. L’abate Fauchelafleur e il giovane Barone Rampante, intenti a tradurre Virgilio: “Così ci fu la lezione. Mio fratello seduto a cavalcioni d’un ramo d’olmo, le gambe penzoloni, e l’Abate sotto, sull’erba, seduto su uno sgabelletto, ripetendo in coro esametri. Io giocavo lì intorno e per un pò li perdetti di vista; quando tornai, anche l’Abate era sull’albero.”

In due su un ramo: l’albero, metafora della crescita e conoscenza di noi stessi e l’essere in due, insieme, come nella lettura di questo piccolo albo.

La donna e il piccolo merlo contemplano il cielo, cercando una soluzione.

Riuscirà la signora Meier ad insegnarli a volare?

Non svelerò il finale.

Concludo con questa riflessione: “Insieme sull’albero… l’incontro con i primi libri, di solito albi illustrati, vede sullo stesso “ramo” un bambino e un adulto, entrambi esploratori di un territorio in parte sconosciuto, lettori “in fabula”. Il libro è un mediatore di relazione estremamente prezioso, un luogo dinamico e non dato, dove possono esistere, e mettere radici, scambi ed esperienze fondanti per la relazione educativa.” (Marcella Terrusi – Albi illustrati – Carocci editore)

Buona lettura

Paola


Autore: Wolf Erlbruch, nato il 30 giugno nel 1948 a Wuppertal, in Germania, è considerato uno dei più importanti scrittori e illustratori europei. Il suo stile, a volte surrealista, lo “stile Erlbruch”, è ampiamente copiato dentro e fuori la Germania.

Ha studiato design grafico, lavorato nella pubblicità e come illustratore per riviste.

Il primo incarico come illustratore di libri per bambini arriva nel 1985. Suo figlio, Leonard, era appena nato ed Erlbruch voleva che potesse dire: “Guarda, mio ​​padre ha fatto un libro per bambini”. Da quel momento in poi, ha illustrato e scritto moltissimi libri. tradotti in tutto il mondo.

Tra i suoi capolavori ricordiamo Chi me l’ha fatta in testa? – La grande domanda – L’anatra, la morte e il tulipano – La fabbrica delle farfalle (testo di Gioconda Belli), Il miracolo degli orsi, Un paradiso per il piccolo Orso (testo di Dolf Verroen), La Creazione (testo di Bart Moeyaert), La Notte e I terribili cinque. Alcuni dei suoi libri sono ispirati alla sua stessa vita, come Leonardo, che prende il titolo dal figlio di sei anni, che racconta la storia di un ragazzo che supera la sua paura dei cani diventando lui stesso un cane.

Per sette anni, dal 1990 al 1997, è professore all’Università di scienze applicate di Düsseldorf dove ha insegnato illustrazione. Il suo percorso come professore continuerà dal 1997 al 2009 all’Università di Wuppertal e dal 2009 al 2011 alla Folkwang University of Arts di Essen, dove ha insegnato illustrazione.

Pluripremiato, nel 2003 ha vinto il premio speciale alla carriera del Deutscher Jugendliteraturpreis e nel 2004 il Bologna Ragazzi Award per la categoria fiction. Nel 2006 ha vinto il premio Hans Christian Andersen, da tutti considerato il Nobel della letteratura per ragazzi e nel 2017 è stato il primo tedesco a vincere l’ Astrid Lindgren Memorial Award . Il suo nome è stato scelto fra 226 candidature provenienti da 60 paesi. La motivazione della giuria:

«Wolf Erlbruch makes existential questions accessible and manageable for readers of all ages. With humour and warmth deeply rooted in humanist ideals, his work presents the universe on our scale. He is a master of the illustrator’s art who honours tradition whilst opening new creative doors. Wolf Erlbruch is a careful and caring visionary. Wolf Erlbruch is an innovative illustrator. His visual style grows out of a long tradition and is characterized by strong lines and graphic precision. He often combines different techniques: collage, pencil and chalk drawing, graphic experimentation and watercolour»

Gli albi illustrati cui si dedica trattano temi importanti come il significato della vita e la morte, ma raccontano anche semplici storie come quella di ‘Chi me l’ha fatta in testa?’ (realizzata con Werner Holzwarth) che ha per protagonista una talpa. I suoi animali e le storie che li coinvolgono sono diventati veri e propri classici della letteratura per ragazzi.

La morale delle sue storie è che “le persone dovrebbero guardarsi da lontano e tollerare ciò che è unico, strano e talvolta non così carino in sé stessi – in altre parole le loro peculiarità. Questo è ciò che Erlbruch considera la consapevolezza di sé.”

Circa il suo lavoro nei libri, in un’intervista aveva dichiarato: “Ogni testo ha i suoi colori e la sua musica specifici. Bisogna ascoltare attentamente, poi le immagini vengono lentamente in mente. Quando affronto un progetto è come se non avessi mai disegnato prima”.

Erlbruch è morto a Wuppertal l’11 dicembre 2022 all’età di 74 anni.

Nel 2004 la famiglia Erlbruch ha fondato la Wolf Erlbruch Foundation con lo scopo di custodire il lavoro di Erlbruch.


mail: paolamerolli@womenlife.it