LA MUSICA E’ FINITA, GLI AMICI SE NE VANNO…

di Francesco Acampora


La musica è cambiata. E anche di molto. Non è una dichiarazione di uno dei nostri politici, per fortuna, ma una constatazione sullo stato dell’arte nel settore della musica leggera. Ma, a ben vedere anche nella classica…ma questa è un’altra storia.

Prima di tutto, è cambiato il supporto su cui acquistiamo la musica. Noi boomer siamo addirittura partiti coi 45 giri dei nostri fratelli e sorelle più grandi che venivano debitamente inseriti nei “mangiadischi”, visto che i giradischi di casa, se presenti erano conservati in teche di cristallo dai nostri genitori; e guai a toccarli.

Poi sono arrivati gli LP, un disco di vinile nero di 30 centimetri di diametro e 180 grammi di peso (specifico per le nostre lettrici più giovani, che potrebbero anche non averne mai visto uno…). E lì è cambiato tutto una prima volta.

Il singolo brano di successo non bastava più ed era l’equivalente artistico di “una botta e via”. Le tombe musicali sono piene di cadaveri di cantanti che hanno avuto un solo successo e sono poi artisticamente defunti. Ora serviva un progetto più ampio, nel quale i brani buoni dovevano essere diversi per giustificare l’acquisto.                                                                 

A volte si realizzavano anche “concept album”, cioè album legati da una storia o, perlomeno, da un filo comune.

Le vendite erano, a volte, straordinarie: per parlare solo dell’Italia, “la Voce del padrone” del grande Franco Battiato, uscito nel 1982, ha venduto subito oltre un milione di copie e nel corso degli anni ha raggiunto il milione e mezzo. Altri tempi.

Poi siamo passati al CD. A scapito di un certo tipo di suono analogico “caldo”, per passare ad uno digitale, e quindi freddo per definizione.

E già qui le vendite avevano iniziato a calare. La trasformazione delle radio private in network nazionali ha dato la possibilità di una fruizione della musica libera(a patto di sopportare la pubblicità, a volte davvero invadente), a tutte le ore e su tutto il territorio nazionale. E questo ha convinto anche molti a fare a meno dell’acquisto di un disco o di un CD (o di una cassetta, succedaneo a bassa fedeltà), trasferendo magari i fondi sull’acquisto di un biglietto per il concerto dell’artista preferito.

Anche questo è passato, ormai. CD e LP sono ancora vivi e lottano con noi, ma si sono enormemente ridimensionati. E la musica è diventata fluida, cioè non più legata ad un supporto fisico, ma scaricabile su un pc, un tablet o, ancora più facile, su un telefonino. Ma, come sempre, i pirati, che hanno sempre agito (si calcolava che la metà delle cassette vendute in Italia fosse falso) hanno trovato vita facile. E sono nati siti, a cominciare da Napster, dove si poteva scaricare musica “peer to peer”; cioè si poteva attingere liberamente alla libreria delle musiche di “n” utenti connessi a noi.

Le case discografiche sono state dapprima devastate, poi sono riuscite a fare accordi di vario genere.

E’ ora di arrivare ai giorni nostri. La musica a pagamento si scarica da piattaforme come Itunes alla cifra media di 99 centesimi a brano. Ma molti preferiscono Spotify & co. che, anche nella versione a pagamento, costa meno di 10 euro al mese.

E quindi, oggi gli artisti come guadagnano, stante che milioni di ascolti su Spotify o di visioni su Youtube corrispondono a poche migliaia di euro o dollari?

Semplice. Solo con i concerti dal vivo. Non vi eravate forse chiesti perchè prima potevate pensare di andare a vedere il concerto di un artista di nome con anche solo 20 euro, ed ora 50 sono un approccio standard. Perché oggi gli artisti e i loro manager traggono l’80% dei loro guadagni dalla musica dal vivo, e devono ricaricare quindi su questa i mancati introiti delle vendite.

Ma ora è il momento di prepararsi alla tempesta definitiva. Sta per arrivare anche da noi il “dynamic ticketing”. Sfruttando il sistema delle compagnie aeree di modificare in tempo reale verso l’alto il prezzo dei biglietti in caso di alta richiesta, stanno per chiederci un costo sempre più alto man mano che i biglietti diminuiscono.

Quanto potrà durare il mondo della musica in queste condizioni? Chi vivrà, vedrà…


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