L’ONDA

di Paola Merolli


Non so perché ho scelto proprio questo libro… l’amore per il mare… la mostra di dipinti della mia amica Chiara ispirata al romanzo “Le onde” di Virginia Woolf … comunque era da tempo che volevo parlare degli albi illustrati senza parole, i silent books, e tra quelli che prediligo ci sono sicuramente i libri della magnifica illustratrice e autrice coreana Suzy Lee.

Il romanzo della Woolf è strutturato seguendo i soliloqui dei sei protagonisti, nel nostro caso L’onda (2008) è uno dei tre protagonisti della “Triologia del Limite”, insieme a Shadow (2010) e Mirror (2003), tutti editi da Corraini. Tre bellissimi silent books dove il colore e le immagini si fanno parola, colpendo con forza inaudita cuore e testa.

Suzy Lee racconta usando anche la fisicità del libro. L’oggetto libro diventa parte della storia, la definisce con un accurato lavoro nella scelta del tipo di carta, del formato, della collocazione delle figure nella pagina e il loro rapporto con la piega centrale della rilegatura che diventa il confine tra realtà e fantasia, uno specchio, l’entrata in una nuova dimensione.

Ogni aspetto è al servizio della storia come ci spiega la stessa Suzy Lee nel suo testo “La Trilogia del Limite”: “In ciascuno di questi libri c’è una specie di barriera. All’inizio la bambina è un po’ timorosa e sta al di qua, poi invece entra. È come se ci fossero due mondi paralleli. Poi le due realtà si fondono e alla fine una prevale sull’altra…”

Il limite che Susy Lee oltrepassa in questi libri, a cominciare da L’onda, è quello dello spazio-tempo della pagina. La stessa magia che Virginia Woolf ottiene con le parole Suzy Lee lo fa con i suoi colori e il tratto a carboncino. La narrazione diventa universale, come lo è l’incontro tra la bambina e il mare. L’incontro con l’ignoto risveglia una serie di emozioni contrastanti: la paura, la curiosità, la voglia di giocare e quella di scappare.

La bambina è in riva al mare e guarda affascinata il movimento dell’onda. L’acqua la incuriosisce e la spaventa allo stesso tempo, ma inizia a giocare, abbastanza sicura dal suo posto all’asciutto, sul bagnasciuga. Si avvicina e si ritrae. Tutto si muove sul respiro del mare, sul ritmo dell’onda, anche lo sguardo del lettore. Si sente il vento, il suono della risacca, il sapore del sale.

La bambina provoca l’onda e questa risponde con grandi schizzi ma che non riescono a raggiungerla perché sono fermati dalla piega centrale della pagina: non possono oltrepassare questo confine. Sul lato sinistro un mondo blu e su quello destro un mondo in bianco e nero dove si trova non solo la bambina ma anche la mamma che l’ha accompagnata e che rimane volutamente in disparte per lasciarla libera in questa nuova avventura, mentre un gruppo di gabbiani la osservano con attenzione e la imitano anche con espressioni molto buffe, sottolineando o amplificando quello che la bambina sta provando.

Ma non è solo l’onda a non poter oltrepassare il confine della piega centrale anche la stessa bambina e i gabbiani non possono farlo, finchè qualcosa accade. La bambina supera i suoi limiti, affronta le sue paure, ed entra in un altro mondo. Quello dell’acqua, dell’immaginazione. Ora gioca liberamente finchè un’onda gigantesca le si para davanti, inseguendola nell’altra pagina, bagnando lei, la spiaggia e i gabbiani.

Tutto si colora di blu. Anche il vestito della bambina.

La magia è avvenuta. Ora tutti sono liberi di andare dove vogliono. La bambina e il mare sono diventati amici.  Un’amicizia che dura da secoli e che le lascia un regalo sulla sabbia: un tesoro di conchiglie di tutte le forme.

Prima di andare via la bambina accarezza il mare. Un arrivederci tra lei e il suo nuovo amico che si allunga verso di lei e la sua mamma in un ultimo saluto.

Il potere comunicativo dei silent books, e quelli di Suzy Lee in particolare, è fortissimo e legato principalmente all’istinto. L’albo stimola l’immaginazione e spinge a continue riletture, a porsi domande. La mancanza di parole permette alla nostra creatività di liberarsi senza limiti di età o di altro genere. Ognuno di noi può ritrovare sensazioni e ricordi vissuti.

Una storia universale dove l’acqua, simbolo di vita, è l’elemento che permette alla bambina di affrontare e vincere le proprie paure, di giocare con la realtà e la fantasia, fondendoli in un unico universo blu che travalica il confine della piega del libro, permettendo di esprimere emozioni e pensieri, di elaborare l’esperienza appena vissuta.

L’onda, lo stretto contatto con la natura, diventa così una metafora della vita, dove le paure esistono, fanno parte di noi, ma se decidiamo di non lasciarci travolgere da esse, se proviamo a dominarle, a comprenderne l’origine, usando anche il nostro potere immaginifico, ne usciremo come persone più forti e consapevoli.


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