IL PERUGINO: PER POCO TEMPO IL “DIVIN PITTORE”

di Irene Niosi


Per celebrare Pietro Vannucci, detto il Perugino (Città della Pieve 1448/50 – Fontignano 1523) a cinquecento anni dalla morte, la regione Umbria ha organizzato molti eventi tra i quali la mostra alla Galleria Nazionale di Perugia, chiusa a giugno, che ha posto in rilievo l’influenza che impresse il suo stile sul gusto dell’epoca, come si evince dal titolo: “Il meglio maestro. Perugino nel suo tempo”, espressione coniata dal potente banchiere Agostino Chigi che, in una lettera inviata al padre, lo definiva come il pittore più valente del momento. La sua arte anche se ancorata a dettami quattrocenteschi, contiene elementi innovativi che spianeranno la strada agli artisti del secolo d’oro del nostro Rinascimento, primo fra tutti il suo allievo Raffaello. Sarà bene dunque partire dal legame stretto che si stabilisce tra i due attraverso le loro opere. “La Consegna delle chiavi” l’affresco della Cappella Sistina realizzato da Perugino per papa Sisto IV (1481 – 82) è di grande importanza per la sua scalata al successo. E quando nel 1504 papa Giulio II gli commissiona la tavola con la scena della Vergine che va in sposa, oggi al Musée des Beaux Arts di Caen, in quello stesso anno anche il giovane Raffaello realizza una copia di questo soggetto. Il mirabile affresco di Perugino, a distanza di oltre vent’anni dalla sua creazione, raffigurante la scena in cui Cristo consegna le chiavi del Paradiso a San Pietro, verrà preso a modello da entrambi gli artisti per realizzare la loro versione dello “Sposalizio della Vergine”.

Pietro Perugino, Sposalizio della Vergine, olio su tavola, cm. 234 x 186 cm. Caen, Musée des Beaux-Arts
Raffaello, Sposalizio della Vergine, olio su tavola, cm. 170 x 118 Milano, Pinacoteca di Brera

Se azzardiamo un confronto fra le due opere, dobbiamo giocoforza osservare bene le caratteristiche del loro modello, dove è assai evidente che il tempio, così come lo rappresenta il maestro umbro, diviene un esempio non solo per le due versioni dello sposalizio della Vergine ma sarà utile anche per il suo conterraneo Pinturicchio ed influenzerà persino il Bramante nella progettazione del tempietto di San Pietro in Montorio a Roma. La copia di Raffaello di Maria sposa, commissionatagli per la chiesa di San Francesco a Città di Castello, oggi nella Pinacoteca di Brera, considerata un vero gioiello, sviluppa al meglio tutte le intuizioni ricavate dall’opera del suo maestro da cui coglie l’essenza di elementi appena accennati che elabora sapientemente nel nuovo linguaggio espressivo del Cinquecento. La versione di Perugino, pur nella sua bellezza d’insieme, non riesce invece a liberarsi da stilemi quattrocenteschi, volge al passato. Nel suo sposalizio della Vergine il tempio incombe massiccio sullo sfondo, ha solo la funzione di quinta teatrale, mentre nella copia di Raffaello risulta slanciato verso l’alto e in tal modo rende l’intera composizione più riuscita nella visione prospettica. Se la genialità dell’urbinate va a discapito del suo maestro, è d’obbligo però porsi una domanda: come possiamo immaginare l’arte di Raffaello senza gli insegnamenti del Perugino? Alla luce di queste riflessioni il raffronto fra i due è schiacciante per il maestro. A sua difesa, possiamo affermare che dipende da un particolare quanto mai semplice che viene trascurato, i due artisti appartengono a due secoli diversi, le opere di Perugino in quanto espressione del primo Rinascimento contengono in nuce molti elementi che saranno utilizzati dai più importanti artisti del Cinquecento. Se volgiamo lo sguardo alle sue opere più riuscite, possiamo osservare tanti autentici capolavori per la maggior parte disseminati nella sua terra, alcuni dei quali sono racchiusi nella sede della Pinacoteca perugina a Palazzo dei Priori come l’opera giovanile “La Pietà del Farneto” e la bellissima tempera su tavola detta “l’Annunciazione Ranieri”. E nello stesso palazzo, sul finire degli anni Novanta del Quattrocento, insieme ai maggiori artisti dell’epoca, il Perugino dipinge quello che è considerato uno dei più ricchi complessi ornamentali di tutto il Rinascimento: il ciclo di affreschi nella Sala del Nobile Collegio del Cambio, a cui partecipa anche Raffaello e il cui autoritratto si trova su uno dei pilastri. Sono raffigurate le Virtù Cardinali e Teologali in un trionfo di Profeti e Sibille, di eroi e di sapienti greci e romani alla cui vista restiamo stupiti per tanto nitore formale. Poco distante, a Città della Pieve, la chiesa di Santa Maria dei Bianchi conserva uno dei maggiori capolavori del Perugino, il grande affresco con “L’Adorazione dei Magi”. La vista di queste opere è sufficiente per rendersi conto di quanta bellezza ci abbia lasciato il maestro di Raffaello. Capita anche che in mezzo a tanta produzione di scene religiose, forse per desiderio di guadagno, Perugino cada a volte in un certo convenzionalismo di maniera, che Michelangelo definì “goffo”. Ma tra la moltitudine di Madonne, santi e angeli, prevalgono opere di raffinatissima qualità come “La visione di San Bernardo” oggi conservata nella Pinacoteca di Monaco, e la già citata “Consegna delle chiavi”, un vero gioiello.

 Pietro Perugino, La Consegna delle chiavi, affresco cm.335 x 550, Roma, Cappella Sistina  

La formazione di Perugino inizia nella bottega di Bernardo Caporali a Perugia, ma è Firenze presso Andrea del Verrocchio a favorire la sua crescita, dove prende le distanze dai rigidi canoni della scuola umbra. Durante il suo apprendistato toscano si dedica anche allo studio della prospettiva, che ci fa pensare a un’influenza diretta con Piero della Francesca con il quale presumibilmente entra in contatto ad Arezzo e a Sansepolcro. Sono questi gli anni che segnano fortemente la sua pittura, in cui riesce a fondere l’idealismo mistico della sua terra col realismo fiorentino. Sul finire degli anni Settanta riceve la sua prima importante committenza da papa Sisto IV, per affrescare la Cappella della Concezione nel Coro della basilica di San Pietro. Il pontefice è talmente entusiasta di quest’opera che purtroppo andò distrutta che, nel 1481 lo chiama per affrescare la Cappella Sistina dove esegue la già citata “Consegna delle chiavi” con sullo sfondo il magnifico tempio centrale, accanto a pittori del calibro di Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Luca Signorelli, il Pinturicchio. Ed essendo considerato l’iniziatore di quella “maniera moderna” che fece di lui “il meglio pittore”, ottiene anche l’incarico di soprintendere ai lavori. Al culmine del successo, i più importanti committenti, principi e papi, se lo contendono. Firenze e Perugia sono i due principali centri in cui fiorisce la sua pittura. Palazzo Pitti conserva tre opere tutte databili intorno al 1495 “Il Compianto sul Cristo morto”, il piccolo “Ritratto di giovane” e la magnifica tavola con “L’Adorazione del bambino con San Giovannino” dove l’immagine della Vergine si staglia soave contro l’azzurro dorato del cielo. Nello stesso anno sempre a Firenze realizza “La Crocifissione” nella Cappella di Santa Maria Maddalena dei Pazzi. Il grande affresco è composto da tre arcate dipinte che stanno in rapporto con l’architettura brunelleschiana della sala del convento con al centro il crocifisso. Un’atmosfera violacea avvolge la campagna, le nuvole rosate del cielo si riflettono sul manto della Vergine, genuflessa ai piedi di Gesù. Il fascino che emana quest’opera sta nella perfetta armonia tra l’architettura, il paesaggio e le figure. A ridosso del nuovo secolo si conclude la stagione più felice della sua attività. La sua ispirazione viene a mancare, diventa manierista di sé stesso, se così si può dire, ripetendo stancamente tipologie e scene da lui inventate, quasi ignaro della straordinaria evoluzione dell’arte del Cinquecento alla quale ha in larga parte contribuito attraverso l’insegnamento al suo allievo più illustre che, per ironia della sorte, gli ruba persino il titolo di “Divin pittore” a lui attribuito in una poesia, nientemeno che da Giovanni Santi, padre di Raffaello.

 Pietro Perugino, Crocifissione, affresco, cm. 480 x 812, Firenze, Cappella di Santa Maria Maddalena dei Pazzi  

In Copertina: Pietro Perugino, Adorazione dei Magi, affresco, cm 650×700, Città della Pieve


Celebrazioni per il Quinto Centenario della morte del Perugino:

“Tenute in pregio grandissimo. Pietro Perugino alla Certosa di Pavia”

29 giugno – 1° ottobre 2023, Pavia, Museo statale della Certosa di Pavia

“Nero Perugino”

23 giugno – 1° ottobre 2023, Perugia, Fondazione Perugia, Palazzo Baldeschi

“Perugino come non l’hai mai visto. Realtà immersiva, proiezioni, e-book”

3 giugno – 5 novembre 2023, Perugia Università degli Studi

“Un nuovo incontro con l’Egregius Pictor. Rileggendo gli affreschi del Perugino al Cambio”

1° aprile 2023 – 31 dicembre 2023, Perugia, Nobile Collegio del Cambio

“Perugino nel segno del tempo”

4 marzo 2023 – 7 gennaio 2024, Isola di San Lorenzo. Museo del Capitolo della Cattedrale di Perugia


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