IL PARADISO DELLE SIGNORE E LE SUE MUSICHE

di Francesco Acampora


Francesco De Luca e Alessandro Forti sono i due componenti del sodalizio musicale che da otto anni compone le belle musiche che fanno da sottofondo, e a volte sottolineano, le scene del Paradiso delle Signore. Abbiamo fatto una chiacchierata con loro per farci raccontare come nascono le loro creature musicali. Francesco è stato delegato a rispondere per tutti e due. Quasi sempre…

Quali sono le vostre singole esperienze professionali e come siete arrivati a lavorare assieme?

Lavoriamo assieme dai primi anni ‘90. Abbiamo formazioni completamente diverse. Alessandro ha una formazione classica, al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, avendo studiato pianoforte e composizione, mentre io ho studiato chitarra jazz a Los Angeles. Quindi studi diversi, ma poi gli interessi sono confluiti. Denominatore comune è stata la passione per il cinema. Abbiamo cominciato con un piccolissimo film, poi, piano piano, sono arrivati lavori sempre più importanti e negli ultimi anni ci siamo concentrati sulle fiction tv per la Rai.

E al Paradiso delle signore come siete arrivati?

Abbiamo semplicemente partecipato alla gara. La cosa fu molto stimolante. Abbiamo inserito suggestioni di musiche differenti ed abbiamo vinto. Il Paradiso è partito come una fiction serale e noi abbiamo fatto due stagioni con la regia di Monica Vullo. Dopo un po’, però, i produttori hanno voluto trasformarla da fiction in una soap messa in onda ogni pomeriggio. Ed è stata una sfida, soprattutto all’inizio. Ma forse nessuno avrebbe mai pensato che potesse arrivare all’ottava stagione.

E’ diventato un lavoro a tempo pieno quindi?

Non del tutto. Facciamo almeno un’altra fiction a stagione. Ma può capitare anche qualche film. Comunque è stato certamente un lavoro inusuale, con un impianto iniziale di 180 puntate da 40 minuti l’una!

C’è stata una fonte d’ispirazione primaria per creare la colonna sonora della serie?

Direi soprattutto i film degli anni ’50 con le musiche di Rota e Piccioni, almeno per la prima stagione. Era necessario ricreare l’atmosfera tipica di quegli anni, poi abbiamo cominciato a spaziare. C’è persino un po’ di musica elettronica.

Quindi anche la selezione degli stili e degli strumenti è stata legata a quegli anni?

Esattamente. Un altro modello musicale è stato Henry Mancini (autore de La Pantera Rosa e di molti altri film, ndr), ma abbiamo cercato di differenziarci perché la fiction si svolge comunque in Italia anche se in quel periodo si cominciava già a guardare all’America. Arrivavano i primi dischi, si ascoltavano le musiche negli show del sabato sera in tv, ma la cinematografia italiana aveva un suo sound specifico. E in parte l’abbiamo seguito rendendolo però più nostro e non limitandoci quindi a riproporre i suoni del Cinema di quegli anni.

Realizzare una colonna sonora con i paletti imposti da un’ambientazione storica è sempre complicato. Per voi qual è stata la sfida più importante da affrontare?

Forse nella prima serie quei pezzi jazz con la big band che non faceva parte del mio background – risponde per una volta Alessandro – ma a fianco avevo un jazzista che è stato di grande aiuto. Per Francesco invece è stata la sfida che c’è per ogni film: come può la musica aiutare il racconto, quale il suo ruolo nella storia. Questa produzione del Paradiso è fatta all’85% di dialoghi, è un prodotto quasi teatrale, bisogna quindi sempre trovare una musica che aiuti il racconto e non lo sovrasti.

C’è una vostra scena preferita che avete amato accompagnare?

Sono davvero troppe per averne una preferita. Una cosa che mi è piaciuta di questo lavoro è stato riuscire a trattare le scene romantiche in maniera non sdolcinata, non melliflua. Scrivere in maniera intrinsecamente romantica, ma non scontata.

Quando create la musica siete a contatto con il regista e gli autori, o guardate solo le scene e proseguite autonomamente?

E’ una macchina che procede parallelamente. I quattro registi girano continuamente. Ce ne sono due contemporaneamente che girano più scene. Può succedere, in casi particolari, che richiedano la nostra presenza durante le riprese. Quest’anno, ad esempio, c’è stata una scena importante girata durante le prime settimane, in cui era necessario avere una musicista in scena. Il produttore ci ha chiesto quindi un brano per violino solista che poi si evolvesse in un brano completo, sinfonico. In quel caso il lavoro è stato cucito su misura, ma è un lavoro che sarebbe impossibile fare per ogni singola scena. Quindi creiamo una “library” sempre crescente. Ogni anno scriviamo una serie di brani nuovi, con delle caratteristiche piuttosto precise che abbiamo decodificato nel corso del tempo. E siccome di musica ne serve moltissima, ogni volta andiamo ad alimentare questo repertorio scrivendo brani di generi differenti, in modo che si possa coprire una larga parte degli accadimenti.

Quanto pensate che il vostro suono abbia contribuito al successo del Paradiso delle Signore?

Abbiamo mantenuto l’impostazione che aveva la serie iniziale che andava in onda la sera – infatti la maggior parte dei brani è per orchestra – per poi ovviamente evolvere per accompagnare la storia che dagli anni ‘50 è arrivata ormai al 1964. Quindi credo che la colonna sonora continui a dare il senso del tempo in cui si svolge la fiction. Ci basta questo.

Progetti futuri?

C’è un’altra fiction che parte adesso. Ma per scaramanzia non diremo nulla fino all’annuncio ufficiale.


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