GRANDI SPETTACOLI E PICCOLI TEATRI
di Pino Ammendola
Tra le tante straordinarietà del nostro Paese dobbiamo sicuramente annoverare i più bei teatri del mondo e non mi riferisco solo ai famosissimi e conclamati templi della lirica come il San Carlo di Napoli (patrimonio dell’Unesco, in quanto il più antico teatro d’opera del pianeta) o La Scala di Milano o La Fenice di Venezia, ma ai teatri destinati alla prosa. Come sapete lo stivale ne abbonda, con una varietà architettonica che lascia sconcertati, dai capolavori rinascimentali come l’Olimpico di Vicenza e il Farnese di Parma, sino ai meravigliosi teatri ottocenteschi come lo Storchi di Modena, o il Bellini di Napoli. Ma io oggi non voglio parlarvi di questi esemplari luoghi di bellezza. Insieme a questa ideale linea Maginot, con queste inespugnabili fortificazioni, esiste una rete di avamposti fatta di piccoli e piccolissimi teatri a formare l’unica barriera possibile contro la barbarie che avanza. Sì perché i piccoli teatri, sono postazioni precarie, trincee sottratte al nemico dove fare attivamente resistenza culturale. Ogni volta che passo davanti a uno di questi minuscoli odeon, faccio il paragone con la mia Napoli, ricca di quasi mille e duecento chiese eppure pullulante in ogni vicolo di piccoli altarini devozionali, microscopici tabernacoli dedicati a santi semi sconosciuti, come se la fede e la devozione venissero rafforzate più da quelle teche mal illuminate, che non dagli ori sfolgoranti delle sontuose basiliche! I piccoli teatri credo che svolgano una funzione simile nei confronti dell’arte scenica. Non sovvenzionati, spesso in postazioni disagiate e con strutture non nate per le rappresentazioni, con la loro attività in qualche modo ‘servono’ e ‘sorreggono’ un popolo di esuli dagli stantii abbonamenti dei teatri stabili o in fuga dagli insopportabili sceneggiati televisivi i cui dialoghi, ormai da tempo orfani di congiuntivi, rasentano palesemente il nonsense! No, non vi invito a disertare i grandi teatri, ma vi invito a sostenere con la vostra presenza i piccoli teatri che con grande difficoltà sopravvivono inventandosi programmazioni molto diversificate e che possono essere una interessante alternativa ai rutilanti show pubblicizzati da costosi battage mediatici che spesso nascondono delle ‘bufale’. Negli anni passati Roma vantava un centinaio di ‘cantine’ (allora si chiamavano così) dove sono passati grandi attori e grandi rinnovatori, da Carmelo Bene a Julian Beck e dove si sono formate le ultime generazioni di attori e di spettatori, non troppo condizionati dal mezzo televisivo. Oggi di teatri ‘a quella maniera’ ne sono rimasti una ventina quasi tutti con offerte molto ‘coraggiose’ perché non potendo contare su ‘appoggi’ ministeriali o di altro genere devono attrarre il pubblico con qualcosa di realmente diverso.
Ce n’è uno in particolare che voglio additare alla vostra attenzione, il Teatro Lo Spazio una piccola sala di 99 posti nel cuore storico della capitale, uno spazio suggestivo dove confluiscono realtà e identità contemporanee, che trovano una residenza per esprimere la loro creatività. Quello che mi affascina particolarmente è che il luogo inizialmente era un magazzino dell’usato dove stipavano il materiale che si vendeva sui banchi del mercato di ‘Via Sannio’ un mercato nato nel 1957 a ridosso delle Mura Aureliane all’ombra della Basilica di San Giovanni, diventato negli anni una vera e propria istituzione, punto di ritrovo e di riferimento per intere generazioni di ragazze e ragazzi in un’atmosfera alternativa che ricordava molto la Londra di Brick Lane. La programmazione è soprattutto dedicata alla drammaturgia contemporanea, ma anche ai contest di danza contemporanea e a concerti di giovani proposte. L’etichetta “off per scelta” voluto dal giovane direttore artistico esprime la consapevolezza di far parte con orgoglio di quei teatri, proprio come succede nell’off Broadway e nell’off West End, dove si fa teatro di ricerca e si dà la possibilità ad artisti emergenti di farsi conoscere. Allora mi raccomando spettatori: ‘Stay hungry, stay foolish’ siate curiosi, siate folli andate a cercare negli angoli remoti della città grandi spettacoli in piccoli teatri, chiaramente senza rinunciare ai rassicuranti velluti dei foyer dei teatri storici, ma solo quando l’offerta è veramente stimolante, non facendosi abbagliare da i ‘soliti noti’ televisivi che talvolta invadono le nobili tavole del palco privi di quel sacro furore che ci rende degni di respirare l’antica polvere del palcoscenico!
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