FRANCESCO NUTI E IL SUO DIALOGO CON IL MONDO

di Nicoletta Calabrese


Il cinema di Francesco Nuti è stato protagonista delle sale tra gli anni ‘80 e i primi del 2000 e la sua comicità “di situazione e non di battuta”, come ama definirla il suo braccio destro Giovanni Veronesi, ha ispirato la commedia toscana attuale. Tuttavia il cinema italiano non sembra dargliene merito e la sua scomparsa è stata specchio di una carriera vissuta ai margini: nessun film è stato trasmesso e la critica è rimasta in silenzio. Un silenzio quasi paradossale trattandosi di Nuti poiché i suoi personaggi sono in continuo dialogo con se stessi e con il mondo e la parola è oggetto di ripetizioni quasi ossessive. “Io, Chiara e lo Scuro” è il terzo film in cui appare l’attore toscano, per la regia dovremmo aspettare ancora qualche anno. Ciononostante si possono riscontrare molti tratti della poetica favolistica del Nuti autore e sceneggiatore. Francesco Piccioli (Francesco Nuti) è un portiere d’albergo con una grande passione per il biliardo tanto che passa le sue serate ad allenarsi nella stessa sala del campione Marcello Lotti detto “lo Scuro”. Qui si trasforma ne “il Toscano” e supplica il fuoriclasse di giocare con lui almeno una partita, in palio un caffè corretto. Lo Scuro dopo un iniziale rifiuto accetta la sfida e… perde. Francesco quella stessa notte incontra Chiara (Giuliana de Sio) una ragazza che porta sempre con sé una valigetta nera identica a quella che utilizza il virtuoso del biliardo per trasportare la sua attrezzatura. I due vivono nello stesso palazzo e dopo innumerevoli scontri ed equivoci, si innamorano. Come recita il titolo del film, non si tratta di una coppia usuale poiché è da subito presente tra di loro un terzo membro… il biliardo e in particolare un debito consistente che “il Toscano” ha accumulato con “lo Scuro”. Per rimediare la somma dovuta Francesco ruba dalla cassaforte dell’albergo accettando passivamente il rischio di essere arrestato. Tutto questo non accadrà grazie a Chiara, la quale escogiterà un piano articolato a cui Francesco non può far altro che arrendersi. “Io ho fatto il cinema per le donne”, dichiarava Nuti. La figura femminile all’interno dei suoi film ha sempre rivestito un posto di rilievo, in particolare in “Io, Chiara e lo Scuro” la donna ha un peso considerevole poiché non solo aiuta il fidanzato ma lo inganna per farlo scommettendo contro di lui al biliardo. L’uomo appare confuso, indolente e la scelta di contrapporgli una presenza così forte è senz’altro figlia del movimento femminista italiano che ha visto negli anni ‘80 piena affermazione, non più solo nelle strade. Francesco Piccioli non sembra padrone del suo destino, accetta gli accadimenti senza muoversi e anche la relazione con Chiara è frutto di una casualità che li obbliga ad incontrarsi. Il film inizia con una lunga sequenza silenziosa che trasporta lo spettatore all’interno di un universo parallelo sommerso da una coltre di fumo, una sorta di paese dei balocchi che ammalia ed attrae un timido ed ingenuo Pinocchio e lo porta sulla cattiva strada. Ecco che appare la dimensione fiabesca, frutto di una purezza dell’idea che contraddistingue tutti i soggetti scritti da Nuti. In “Madonna che silenzio c’è stasera” il telaio, causa delle innumerevoli amputazioni degli operai, appare come un mostro vivo da cui scappare; “Tutta colpa del paradiso” è caratterizzato evidentemente da uno stile cartoon e lirico proprio come “Occhio Pinocchio”, film dall’idea poetica ma contaminato nell’esecuzione. Nuti non è mai da solo in scena ma sempre in relazione con ciò che lo circonda che si tratti di oggetti, come nel caso della sveglia che non smette mai di suonare in “Madonna che silenzio c’è stasera” o di interlocutori sconosciuti dai tratti surreali a cui lui si affida e si rivela. Francesco Nuti è sempre stato alla ricerca di un dialogo con il mondo ma questo mondo, soprattutto quello del cinema italiano, non ha mai voluto rispondergli. 


mail: nicolettacalabrese@womenlife.it