ANNA MAGNANI: UNA DIVA SCAPIGLIATA

di Antonella Reda e Susanna Rotunno


“Qualcuno prima di me l’ha detto: gli attori sono degli egoisti, egocentrici, un po’ esibizionisti, però guai se non ci fossero! Gli attori danno tanto, comunicano una grande commozione”

Anna Magnani in un’intervista a Rai Uno del 1964

NANNARELLA

Una breve corsa che sembra non finire mai, un grido disperato che entra nei nostri cuori e resta nell’immaginario senza lasciarci più “Francesco…Francesco!” urla Pina, interpretata da un’immensa Anna Magnani, la voce della paura e del degrado in un racconto corale ai tempi di guerra. È uno dei momenti più alti nella storia del cinema che la divide in prima e dopo “Roma città aperta” girato nel 1945 da Roberto Rossellini che vede una Magnani disperata ma ostinata a non voler perdere. Nannarella è l’antitesi della bellezza classica dell’epoca, come la Loren e la Lollobrigida, e apre con la sua faccia dura e non sempre bella, un nuovo stile dal volto umano, simbolo della donna italiana e della sua crescita. Anche i suoi amori drammatici, esclusivi, travolgenti hanno infiammato gli animi e riempito le cronache di quegli anni. Avventure vissute come una vera lupa in un complesso di ferocia e di struggente seduzione. Dopo la fine del primo matrimonio con il regista Goffredo Alessandrini, inizia la difficile relazione con l’attore Massimo Serato da cui avrà, nel 1942, l’unico figlio Luca, nascita che determinerà solo la fine del loro amore. Risale a pochi anni dopo l’incontro con Roberto Rossellini, una grande e tormentata passione. Quando girano il loro ultimo film insieme, “L’Amore” tratto dal dramma di Cocteau “La voce umana”, si scatena la tempesta e ha il volto di Ingrid Bergman. Una ragazza svedese che si annuncia con una intrigante lettera. L’attrice arriverà a Roma per un provino e i due gireranno “Stromboli” iniziando una lunga storia d’amore. Anna è letteralmente abbandonata senza neanche il coraggio di un vero addio. Disperata e ferita la tigre “pianta le unghie” e non potendo riavere il suo amore, per ripicca accetterà di girare il film “Vulcano” nell’isoletta a poca distanza da Stromboli.

L’OSCAR

Alle 5,30, all’alba di una mattina del 1956, Anna riceve una telefonata, un annuncio che sconvolge il suo sonno tanto da farle credere a uno scherzo: “alla fine ho detto lasciatemi dormire perché a quest’ora gli scherzi non sono divertenti” dirà ai cronisti. La telefonata era vera: era lei la prima donna italiana a vincere il premio Oscar, lei a ricevere la statuetta per l’interpretazione de “La Rosa tatuata” del regista Daniel Mann. La sceneggiatura è del grande commediografo Tennessee Williams, scritta per lei: “La Magnani è per me lo spirito d’Italia e ne rappresenta molti aspetti… per questa ragione che io penso che gli italiani la amano, love Nannarella”. Dopo il trionfo segue un periodo di confusione per Anna e scelte non all’altezza della sua fama. Nel 1960 rifiuta il ruolo proposto da Vittorio De Sica, per il film la Ciociara, offesa dall’idea di dover interpretare la mamma della Loren, cui in un primo tempo era stato destinato il ruolo di figlia. Un errore, considerato il grande successo del film che vinse per l’interpretazione della Loren, il premio Oscar. È nel 1962 che la Magnani torna a essere la tigre passionale di sempre, grazie ad un regista esordiente, Pier Paolo Pasolini che la sceglie come protagonista del film “Mamma Roma”, ancora una donna di grande temperamento che riscatta il suo passato di prostituta. E in quegli anni, comincia a carezzare l’idea di tornare al Teatro.

IL TEATRO ANCORA UN SOGNO

Figlia illegittima, non conosce mai il padre e la madre la abbandona per emigrare ad Alessandria d’Egitto. Anna cresce a Roma nel quartiere di Porta Pia, con la nonna materna che ci tiene molto a farla studiare. La sensibilità per il teatro nasce anche dall’educazione avuta, una passione che inizia con il Teatro di Rivista e poi sulle Scene con Paolo Stoppa che la convince a iscriversi all’Accademia Silvio D’Amico. Nel 1965 la Magnani finalmente torna al grande Teatro con “La Lupa” di Verga per la regia di Zeffirelli alla Pergola di Firenze e nel 1966 con “Medea” di Jean Anouilh con la regia di Giancarlo Menotti, al Teatro Quirino di Roma. Un’interpretazione magistrale per un pubblico di eccezione che assiste alla trionfante prima. Nel camerino dopo lo spettacolo sull’eco degli applausi … “Una vera sfida” dirà l’attrice esausta” si può anche morire per la violenza del personaggio e i suoi mille stati d’animo”. E ad accoglierla Edoardo De Filippo che abbracciandola le dice commosso… “Io vado a teatro solo per recitare ma per te faccio un’eccezione. Non sai nemmeno tu la bellezza della tua voce, la spontaneità dei gesti, un miracolo!”.

SENZA FINE

Un talento così forte e completo che ogni personaggio e ogni ruolo in cui si cala, sono un successo: Cinema, Teatro e Televisione. Nel 1972 ci regala un impeccabile ritratto di “Tre Donne”,
La sciantosa, 1943: Un incontro, L’automobile, miniserie per la Rai, conquistando il pubblico, con più di venti milioni di spettatori a sera. In particolare sono i giovani che le scrivono lettere e le chiedono consigli di vita e di scena. Dunque indimenticabile, una diva senza fine che non ne lascia altre, non così potenti, dolorose e bellissime, un volto segnato: “Lasciatemi tutte le rughe … ci ho messo una vita a farmele.” Da quella corsa disperata con l’urlo infinito di Pina di Roma città aperta, a Nannarella di Federico Fellini, ultima apparizione dell’attrice. Il regista la riprende nel suo film Roma del 1972, mentre cammina per le strade di una città notturna spettrale e commenta: “Questa signora che rientra a casa attraversando i vicoli di Roma, è simbolo della città, lupa vestale aristocratica tetra…” “Chi so io? Federì va a dormì…” “Anna posso farti una domanda?” “No nun me fido… Buonanotte!” e con una risata lei chiude il portone. È l’ultimo atto: il 26 settembre 1973, Nannarella ci lascia per sempre.

“Quando usciva da Palazzo Altieri, dove lei abitava…” ricorda Marisa Merlini una grande attrice e sua amica “si scapigliava tutta e diceva: fammi andà a fa la Magnani” …


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