ADRIANO E ANTINOO
di Andrea La Rovere
30 ottobre 130, sul Nilo
È notte sul Nilo, le acque sembrano una nera distesa di petrolio e l’unico rumore è quello delle barche che solcano pigramente il fiume. Una flottiglia con a capo l’imbarcazione di Adriano, imperatore di Roma e padrone del mondo.
A un tratto un tonfo, le voci concitate e poi l’allarme: un uomo è caduto in acqua e il Nilo, tanto prodigo nel far sorgere una civiltà con le sue piene, è spietato nel restituire solo un cadavere. Quell’uomo – ma forse sarebbe meglio dire ragazzo – è Antinoo.
Claudiopoli, giugno 123
Adriano è un imperatore illuminato.
È attivissimo, viaggia da un angolo all’altro dell’immenso impero di cui è signore e padrone, convinto che farsi vedere in carne e ossa anche solo per qualche giorno possa rafforzare la coesione delle tante province. Lo stile di vita di Roma, la sua avanzatissima tecnologia e le sue bellezze architettoniche: tutti elementi con cui i popoli sottomessi si convincono che stare sotto Roma è una benedizione.
In quel periodo Adriano è a Claudiopoli, in Bitinia.
È qui che conosce Antinoo, che all’epoca ha solo tredici anni.
Tutti noi sappiamo che è inutile, anzi dannoso, considerare la storia antica con gli occhi di oggi, estrapolandola dal suo contesto. Adriano è una figura di sovrano che oggi definiremmo quasi progressista: è un letterato e un artista, un architetto che ama circondarsi di bellezza, non è particolarmente fautore di guerre e conquiste. Eppure, per dirne una, fa uccidere l’architetto Apollodoro solo perché ha criticato un suo progetto. E non si fa problemi a infatuarsi di un ragazzo di tredici anni.
Tivoli, Villa Adriana, 125
Adriano torna dai suoi viaggi nelle lontane province nel 125 e si stabilisce a Tivoli, dove ha fatto costruire la più sontuosa tra le residenze. Antinoo, nel frattempo, ha vissuto a Roma ed è stato istruito; è ragionevole pensare che sia solo a questo punto che il giovane diventi l’amante di Adriano. L’imperatore è un sincero e fervente appassionato della cultura greca, dove l’amore tra un uomo maturo e un giovane, o addirittura adolescente, è un fatto normale. La sua storia con Antinoo, però, è talmente scandalosa da far parlare anche allora.
Antinoo è bello, anzi, bellissimo.
È il prototipo della moderna rockstar o del divo del cinema, una sorta di Alain Delon o Brad Pitt di duemila anni fa. Adriano perde la testa, lo porta ovunque con sé e ne canta la bellezza in versi purtroppo perduti. Lo sanno tutti, a Roma, che il suo matrimonio con Vibia Sabina è solo di convenienza e l’imperatore non si è mai troppo interessato alle donne. L’amore per Antinoo – che peraltro pare ricambiare senza mai approfittare della situazione – è però talmente folle che a palazzo qualcuno inizia ad allarmarsi.
La moglie, intanto, non è certo entusiasta di fare la figura dello zimbello; molti, inoltre, temono che Adriano possa spingersi fino all’adozione, facendo così di un giovane inesperto e che arriva da una lontana provincia il successivo imperatore. Adriano, poi, inizia anche a stare male, un disturbo che all’epoca i medici non sanno riconoscere e che fa temere per la sua vita.
Quel giorno di ottobre, con la morte di Antinoo, inizia così uno dei gialli più antichi della storia, uno di quelli che oggi chiamiamo cold case. Le ipotesi sono diverse, tutte credibili e tutte con qualche falla decisiva al tempo stesso.
Potrebbe essere un semplice incidente, con Antinoo che, stanco e magari brillo, perde l’equilibrio per uno scossone dell’imbarcazione e cade nelle scure acque del Nilo. Molti ipotizzano l’omicidio, per qualche lite in una corte dove il ragazzo non è sempre ben visto, o addirittura una congiura capeggiata da Lucio Elio Cesare, stella nascente e rivale nelle simpatie di Adriano.
L’ipotesi più affascinante, però, è quella del suicidio rituale, una sorta di sacrificio umano volontario con cui Antinoo vuole propiziare la salute all’imperatore malato. Una cosiddetta “morte vicaria”, quasi una “fattura di trasferimento”, com’è definita ancora oggi in arcaiche superstizioni di paese.
Non sapremo mai cos’è successo davvero: probabilmente non lo seppe mai nemmeno Adriano stesso. Fatto sta che l’imperatore è sconvolto, dicono all’epoca – per fortuna i tempi cambiano! – che “piange come una donna”. Antinoo viene divinizzato e il suo culto ha anche un certo seguito; gli viene intitolata una stella, con una pratica che anticipa l’usanza ancora oggi in voga, viene eretto un obelisco e addirittura dedicata una città, Antinoopolis.
Ma forse il lascito più significativo è nello sterminato corpus di statue che raffigurano Antinoo. Le stesse che, ancora oggi, ci permettono di ammirare l’incredibile bellezza del giovane, quella che fece precipitare Adriano nel vortice malato dell’ossessione.
mail: andrealarovere@womenlife.it